C’è stato un tempo in cui essere visibili online significava semplicemente comparire tra i primi risultati su Google. Bastava una buona strategia SEO, un sito ben ottimizzato, qualche link ben piazzato, e il gioco era fatto. Oggi, però, lo scenario è cambiato. A mediare tra utenti e informazioni non sono più solo motori di ricerca tradizionali, ma intelligenze artificiali capaci di comprendere, sintetizzare e rispondere in autonomia alle domande. E quando un’AI come ChatGPT, Gemini o Perplexity fornisce una risposta, sceglie con cura le fonti da cui attingere. Questo ha dato vita in poco tempo ad una disciplina, tanto nuova quanto essenziale: la GEO. La GEO si occupa di rendere i tuoi contenuti comprensibili e affidabili agli occhi delle AI, per far sì che siano selezionati e citati all’interno delle loro risposte.
Che cos’è la GEO
GEO è l’acronimo di Generative Engine Optimization, e rappresenta l’evoluzione naturale della SEO nell’era in cui la ricerca non passa più soltanto attraverso un elenco di risultati, ma attraverso risposte generate dall’intelligenza artificiale. Potremmo definirla la versione della SEO per l’intelligenza artificiale. Con GEO si intende l’insieme delle tecniche, dei criteri editoriali e delle buone pratiche che permettono a un contenuto di essere riconosciuto come affidabile e pertinente dai motori basati su modelli linguistici avanzati, come ChatGPT, Google Gemini, Perplexity e tutte le piattaforme che impiegano sistemi generativi per reperire e sintetizzare informazioni. In altre parole, la GEO si occupa di rendere un contenuto realmente utile, leggibile e autorevole agli occhi delle AI, affinché queste possano selezionarlo come riferimento nelle loro risposte.
In questo contesto, il traguardo non è più soltanto ottenere visibilità all’interno di una pagina di risultati, ma aspirare a diventare la fonte che l’intelligenza artificiale considera degna di essere citata, integrata o menzionata. Essere scelti dall’AI significa entrare direttamente nel percorso informativo dell’utente, spesso prima ancora che visiti un sito web. Per questo la GEO non sostituisce la SEO tradizionale ma la completa, trasformando la qualità dei contenuti in un vero fattore di selezione.
umeri che fanno riflettere
Non è più un’ipotesi, né un discorso da addetti ai lavori. I dati parlano chiaro e raccontano una trasformazione che riguarda tutti.
Secondo Google, già nel 2025 il 90% delle ricerche online è stato influenzato dall’intelligenza artificiale. Non parliamo di un fenomeno di nicchia, ma di una nuova normalità.
Intanto, i clic sui risultati tradizionali — quelli classici che compaiono su Google — sono calati del 32%. Ma qui arriva la parte interessante. Quando è l’AI a scegliere un contenuto e a proporlo tra le sue risposte, le probabilità che quel contenuto porti a un’azione concreta aumentano del 45%. In altre parole, anche se i clic sono di meno, sono molto più mirati. Arrivano da persone che hanno già ricevuto un primo aiuto dall’intelligenza artificiale e sono quindi più pronte ad approfondire.
C’è un altro aspetto da tenere d’occhio. I contenuti scritti in modo chiaro, a blocchi, con frasi ben organizzate, hanno il 68% di probabilità in più di essere utilizzati nelle risposte dell’AI. Non è una coincidenza. L’intelligenza artificiale preferisce testi semplici da leggere e facili da rielaborare. E forse, anche noi.

Come si differenzia la GEO dalla SEO tradizionale
SEO e GEO non sono alternative né strumenti in competizione. Al contrario, si integrano a vicenda.
La SEO (Search Engine Optimization) rimane il fondamento di ogni strategia di visibilità online. Serve a rendere un contenuto trovabile, accessibile, ben strutturato e competitivo nei motori di ricerca tradizionali come Google o Bing.
La GEO (Generative Engine Optimization) entra in gioco solo dopo. Non si può fare GEO senza aver prima fatto SEO. Le intelligenze artificiali, infatti, si basano proprio su quei segnali di qualità e affidabilità che la SEO è progettata per costruire: contenuti chiari, ben strutturati, link autorevoli, esperienza utente solida.
La GEO lavora su un piano superiore, affinando questi elementi per renderli comprensibili e appetibili ai modelli linguistici, che selezionano e sintetizzano informazioni in forma di risposte.
Se la SEO ti fa trovare, la GEO ti fa scegliere. Ma senza essere prima trovati, non si può essere scelti. Pensare di saltare la SEO per “fare solo GEO” significa costruire su fondamenta fragili.
| Obiettivo | Azione SEO | Azione GEO (possibile solo se la SEO è consolidata) |
| Essere trovati online | Ottimizzare il sito per l’indicizzazione (crawlabilità, sitemap, velocità, codice pulito) | Strutturare i dati per la lettura da parte delle AI (schema markup, blocchi semantici, formati Q&A) |
| Rispondere alle ricerche degli utenti | Individuare e presidiare parole chiave strategiche in base all’intento di ricerca | Riformulare contenuti secondo logiche conversazionali, con linguaggio naturale e frasi mirate |
| Costruire autorevolezza | Pubblicare contenuti originali, creare un profilo backlink solido, ottenere citazioni | Farsi includere da aggregatori, editori verticali, portali tematici per aumentare la probabilità di essere citati dalle AI |
| Garantire una buona esperienza utente | Progettare un’architettura informativa chiara, ottimizzare per mobile, migliorare l’accessibilità | Semplificare il contenuto per facilitarne la sintesi da parte delle AI (paragrafi brevi, esempi, liste, dati strutturati) |
| Migliorare la credibilità percepita | Rafforzare l’EEAT (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Fiducia) con biografie, recensioni, referenze | Consolidare segnali reputazionali riconoscibili dalle AI (storie autentiche, premi, casi studio, pareri qualificati) |
| Generare fiducia nel tempo | Mantenere aggiornati i contenuti, rispondere ai bisogni informativi, evitare contenuti duplicati o manipolativi | Produrre contenuti dinamici e aggiornati che riflettano tendenze attuali e risposte ad esigenze emergenti |
Come farsi citare dai motori di risposta dell’intelligenza artificiale
Farsi citare da un’intelligenza artificiale non è una questione di fortuna, è il risultato di una strategia ben costruita. A differenza dei motori di ricerca tradizionali, che mostrano una lista di link tra cui l’utente può scegliere, i motori AI selezionano direttamente le informazioni da fonti che ritengono autorevoli, affidabili e pertinenti, le elaborano in una risposta coerente alla domanda e la restituiscono all’utente.
Quindi per essere citati come fonte dall’AI è indispensabile, prima di tutto, presidiare i canali dove le AI pescano informazioni: portali editoriali, siti verticali, directory e schede locali, aggregatori e siti di confronto, social e molto altro. Essere menzionati, recensiti o elencati in questi spazi aumenta la probabilità di comparire come fonte in una risposta generata.
In secondo luogo, occorre strutturare i propri contenuti in modo che siano facilmente comprensibili per i modelli linguistici. Elenchi puntati, paragrafi brevi, tabelle, domande e risposte, tutti elementi che aiutano l’AI a interpretare correttamente il contesto.
Infine, è fondamentale trasmettere fiducia. Biografie ben scritte, pagine “chi siamo” esaustive, dati di contatto aggiornati, recensioni verificate, esperienze documentate. I modelli generativi premiano chi ha una voce chiara, una reputazione solida e una presenza digitale coerente.

Chi decide quale fonte citare?
La selezione delle fonti avviene direttamente all’interno dei modelli di intelligenza artificiale. Non c’è una redazione umana che sceglie cosa includere. Le AI valutano autonomamente i contenuti seguendo criteri come autorevolezza, chiarezza, struttura informativa e coerenza con la domanda dell’utente. Usano dati presenti nel loro addestramento e, quando disponibili, informazioni raccolte online in tempo reale.
I motori di risposta non sono quindi semplici evoluzioni dei motori di ricerca. Sono sistemi generativi che elaborano domande complesse e restituiscono risposte articolate, basate su fonti selezionate o su dati già in loro possesso. Non mostrano più un elenco di link e non si limitano nemmeno a navigare solo i primi risultati ben posizionati sui motori di ricerca ma, come abbiamo già detto, offrono sintesi, opinioni e raccomandazioni.
Il più noto è ChatGPT, il modello di OpenAI, integrato con Bing per accedere a dati aggiornati. Segue Gemini, l’evoluzione dell’AI di Google, che alimenta anche le AI Overviews già disponibili in alcuni mercati. Poi c’è Perplexity, che si distingue per la citazione puntuale delle fonti. Claude di Anthropic, Apple Intelligence e Copilot di Microsoft completano il quadro.
Ognuno di questi motori ha comportamenti diversi, ma un obiettivo comune: restituire risposte utili, contestualizzate e affidabili. Per questo scelgono fonti che abbiano autorità, chiarezza espositiva e una struttura informativa ben definita.
Perché è il momento giusto per iniziare con la GEO
Questo è il momento esatto per iniziare a lavorare sulla propria GEO perché non siamo davanti a una semplice evoluzione tecnica, ma a un cambio radicale nell’esperienza dell’utente online. Le persone stanno già cercando in modo diverso. Non digitano più soltanto parole chiave ma pongono domande intere, si aspettano soluzioni immediate, ragionate e credibili. E si rivolgono sempre più spesso a un’interfaccia conversazionale, non a una pagina di risultati.
Il cambiamento è culturale prima ancora che tecnologico. Il pubblico non clicca per fare ricerca ma legge o ascolta le risposte. Non esplora dieci siti, si fida della prima risposta ben confezionata che l’AI gli restituisce. Questo significa che il modo in cui un brand viene raccontato da un’intelligenza artificiale sarà, molto presto, il principale biglietto da visita.
E i risultati? Come si misurano?
Misurare l’efficacia della Generative Engine Optimization richiede cautela, perché oggi non esiste ancora un sistema di analisi completo e condiviso.
A differenza della SEO tradizionale, che dispone di strumenti consolidati per analizzare ranking, traffico e conversioni, la GEO si muove in un territorio nuovo.
Le piattaforme AI non offrono dati dettagliati sulle fonti che scelgono e i segnali disponibili sono limitati. Per questo la valutazione resta parziale e si basa su indicatori indiretti come citazioni, menzioni e traffico proveniente da canali non tradizionali.
Eppure, alcuni segnali iniziano già a delineare se un brand sta procedendo nella direzione giusta.
Un primo indizio, ad esempio, è la comparsa di chatgpt, in google Analytics, tra le sorgenti da cui proviene il traffico che arriva sul tuo sito web. Questo indicatore ovviamente da solo non basta, perché la GEO non si valuta con una singola metrica, ma sicuramente aiuta ad avere un’idea della propria presenza – o meno – nei motori di risposta. Servono altre verifiche come la qualità delle citazioni nei motori AI, la presenza su siti terzi autorevoli, l’evoluzione della reputazione online e la coerenza dei contenuti con le richieste del pubblico.
Cosa possiamo fare per te
Noi di GSite abbiamo abbracciato con convinzione la sfida della GEO e l’abbiamo inserita nel nostro modo di lavorare.
Il nostro primo passo è la GEO Audit, un’analisi approfondita della tua presenza online, pensata per capire se e come la tua attività viene intercettata dalle AI come ChatGPT, Gemini e Perplexity. Verifichiamo la qualità dei tuoi contenuti, la tua reputazione digitale, la presenza su siti terzi e il livello di ottimizzazione SEO, perché, lo ricordiamo, non esiste GEO efficace senza una SEO solida.
Da lì parte il lavoro di ottimizzazione strategica, che può includere la riscrittura e la ristrutturazione dei contenuti, l’arricchimento con segnali di EEAT (esperienza, autorevolezza, affidabilità e fiducia), le ottimizzazione per le directory locali, la progettazione di contenuti rispondenti alle ricerche conversazionali.
Puntiamo a rendere i tuoi contenuti una fonte valida per i motori di risposta, così la tua attività ottiene visibilità anche oltre i risultati tradizionali.