Ti sarà sicuramente già capitato: digiti su Google una domanda, magari anche piuttosto articolata, e Google, al posto dei soliti link blu, ti restituisce su uno schemino bello fatto, con risposta pronta, testo in italiano fluentissimo, chiaro e rassicurante. Ti dà la risposta. Fine. Tu, utente, sei contento e la tua ricerca finisce li.
Ma chi l’ha scritto quel contenuto? Forse qualcuno che ha una PMI proprio come la tua. Ma il clic al suo sito web non arriva, nonostante il suo contenuto sia stato utile a qualcuno.
Ecco il punto: Google sta cambiando le regole. Ancora. E stavolta lo fa con l’intelligenza artificiale, mettendo in gioco un elemento in più che riscrive le regole di visibilità sul web.
Google AI Overview: la risposta prima della domanda (o quasi)
Contenuti
Si chiama AI Overview e ve ne avevamo già parlato, è una delle più grandi rivoluzioni nel mondo delle ricerche online da quando esistono le “featured snippet”.
Solo che qui si fa un salto in avanti: non si evidenzia più una singola fonte come la più autorevole. Si crea un vero e proprio riassunto, scritto da Gemini (l’AI di Google), che attinge ai migliori contenuti — i tuoi, i nostri, quelli delle testate giornalistiche o dei blog specialistici — per costruire una risposta che appare direttamente nella pagina dei risultati.
Un testo scritto in linguaggio naturale, gradevole da leggere, e… abbastanza esaustivo da evitare il clic.
Un tempo la SEO era una partita di posizionamento. Oggi è (anche) una questione di sostituzione: l’utente ha ottenuto ciò che voleva e il tuo sito, in quel momento, diventa “sottotesto”. Sotto la Google AI Overview, sotto gli occhi, sotto i risultati.
E no, non stiamo parlando di un futuro ipotetico. Succede già, anche in Svizzera. È partito ufficialmente anche qui il rollout delle AI Overview, e la domanda vera è: cosa succede ora?
La sindrome dello zero click
Se sei nel mondo della comunicazione digitale — e anche se ci entri solo per necessità — forse hai già sentito parlare della “zero click search”.
È un fenomeno per cui l’utente ottiene la risposta che cercava senza cliccare su nulla. Né sito, né approfondimento, né video. Il motore risponde. Punto.
Un paradosso per chi lavora da anni cercando di portare traffico ai siti. Eppure, non è una questione di “colpa”. È un dato di fatto.
Google risponde perché può. E lo fa con l’obiettivo dichiarato di rendere più accessibile l’informazione. Ma questo crea una nuova sfida: come si fa per emergere se il motore di ricerca diventa anche creatore del contenuto?
E i contenuti originali?
Certo, Google sostiene che le fonti vengono indicate. Che gli articoli citati sono cliccabili. Ma sappiamo tutti com’è la realtà: se la risposta è chiara e soddisfacente, pochi andranno oltre. È la natura umana (e anche un po’ il senso stesso di una “overview”).
E allora che si fa? Smettiamo di scrivere? Ci arrendiamo al fatto che l’intelligenza artificiale ha vinto?
No. Si cambia gioco.
Non più contenuti “per Google”, ma contenuti che valgano davvero.
Qui da GSite, da sempre, non ci piace scrivere “per posizionare una keyword”. Ci piace scrivere per spiegare, per far capire, per costruire fiducia.
Ed è proprio questo che oggi può fare la differenza.
Perché se è vero che l’AI può riassumere tutto, è anche vero che non può restituire la tua esperienza, il tuo tono, i tuoi esempi, la tua capacità di raccontare.
La credibilità — quella vera — si costruisce nel tempo. E passa da tutto ciò che una macchina, almeno per ora, non può replicare: empatia, contesto, valori.
Cosa può fare un’azienda (piccola o grande) in questo scenario?
- Diversificare i canali
Affidarsi solo alla SEO oggi è rischioso. I contenuti funzionano se sono distribuiti in modo intelligente: newsletter, social, blog, podcast… ogni contenitore ha un suo ruolo. E insieme creano una presenza più solida e meno “ricattabile”.
- Farsi trovare per ciò che si è, non solo per ciò che si scrive
Chi siamo, cosa facciamo, come lo facciamo. Sono ancora le domande che contano. Ma oggi servono risposte che sappiano raccontare più di una definizione.
Per chi lavora in ambiti di nicchia, o con un’identità forte (come tante aziende del Ticino), questa è un’opportunità enorme: rendere visibile ciò che rende unici.
- Fare contenuti che non si possono copiare
Un consiglio semplice: punta su contenuti in cui racconti processi, casi reali, retroscena, idee. L’AI può copiare stili, ma non può “averci lavorato”.
Esempio: una pagina come “Come costruiamo un e-commerce per un’azienda di ceramica a conduzione familiare” ha un valore che va oltre il traffico. È uno specchio di come lavori. E nessuna Overview potrà replicarlo.
Il futuro della ricerca sarà ibrido (e anche un po’ più umano)
Google evolve. L’AI cambia. Gli utenti diventano più esigenti, e le risposte sempre più immediate. Ma in tutto questo, una cosa resta chiara: la comunicazione efficace non è quella che si fa notare da Google, ma quella che resta utile per le persone.
Il nostro consiglio?
Continua a creare contenuti ma smetti di farlo solo “per posizionarti”.
Fai contenuti per raccontare chi sei, cosa fai, e perché lo fai in un certo modo. Il valore vero, oggi più che mai, è in quello.
Vuoi costruire qualcosa che funziona, anche nel web che cambia?
Parliamone. Una chiacchierata, un caffè, e una strategia su misura.
Siamo GSite e crediamo che la comunicazione, anche nell’epoca dell’AI, sia ancora una questione di persone.